testimonianze

MARCO MONDAVIO di Albano
Nessuno può essere contento della guerra, solo quelli
favorevoli, quelli ad esempio che allora pestavano la gente,
la torturavano, davano la purga. Io ero in Etiopia, nel
1935, e poi la guerra me la ritrovai sotto casa.
A proposito dei sovversivi, mi ricordo che ogni sera i
fascisti li andavano cercando, partigiani, antifascisti e
disertori.
Una sera, sotto casa mia, avevano buttato uno straccio
rosso in mezzo alla strada. Arrivarono subito i fascisti,
prontamente informati e non trovando i colpevoli, se
la presero con una povera vecchia, che non c’entrava
proprio niente, e piangeva disperata, ma loro la portarono
via lo stesso.
C’erano tanti partigiani, aiutati dalle mogli, che portavano
loro, con le ceste del pane sulla testa, armi al posto
di pani... Ricordo la moglie di Spaccatrosi, ad esempio,
Leonina Monti o Nella l’Anarchica25, quella era una
partigiana pericolosa!
Noi vivevamo ad Albano, ma arrivavano le terribili notizie
dei bombardamenti di Roma: il primo, il 19 luglio.
Io ero andato a Roma con due parenti, con il tram,
arrivammo a San Giovanni, e volevamo raggiungere il
capolinea a Piazzale Flaminio. Ma ci fecero scendere,
era pericoloso dissero. La città era sconvolta dal bombardamento.
Noi raggiungemmo San Lorenzo, attraversando Viale
Regina Margherita, e poi iniziò il bombardamento; eravamo
vicini al cavalcavia... tutti scappavano terrorizzati
ed anche noi ci nascondemmo nei rifugi.
Piazza San Giovanni era un inferno di ambulanze e
morti e feriti: gente con la testa a penzoloni, gente senza
le braccia, morti e feriti da soccorrere.
Il secondo bombardamento di Roma, quello del 13 agosto,
eravamo ad Albano, ma arrivavano voci del disastro
causato da quel secondo attacco.
La gente impaurita non capiva: se la prendevano soprattutto
coi fascisti chiamandoli “Razza di canaglia”.
Poi l’8 settembre e il bombardamento di Frascati, anche
questo fu terribile e poi l’Armistizio.
I tedeschi sembravano impazziti ed anche i fascisti. Nella
rappresaglia venne abbattuto un bombardiere, ed i
tedeschi, che avevano l’accampamento dove ora c’è l’Albergo
Miralago, fecero alcuni prigionieri, mentre un
soldato rimase appeso con il suo paracadute ad un albero.
Lo scontro finale tra i tedeschi e i militari della Divisione
Piacenza, fu terribile e durissimo26.
Quei giovanissimi ragazzi erano stremati, affamati,
moltissimi senza neanche le scarpe. Molti sono riusciti
a scappare, moltissimi uccisi dai tedeschi, molti salvati
da noi, che gli demmo abiti borghesi per nasconderli,
e patate per sfamarli. Ma oltre ai tedeschi c’era
anche il Segretario del Fascio di Albano, il terribile Bellagamba,
sul quale si raccontavano storie di grande crudeltà27...
Il 10 febbraio del 1944, noi eravamo appena entrati a
Propaganda Fide, e nessuno avrebbe mai immaginato
ciò che stava per succedere. Dicevano “Roma città aperta”,
la Villa Vaticana era illuminata dai bengala a giorno,
eppure accadde e ci furono tantissimi morti, e tanti
dispersi… dei coniugi Ronchino ad esempio, non si
sono mai trovati i corpi… noi in quel momento, tra le
8 e le 9 di quel 10 febbraio, stavamo transitando sotto
Propaganda Fide con il mulo ed il carretto, sul quale
trasportavamo una botte di vino.
Sopra, nella Villa, c’erano mia madre, mia nonna e mia
sorella... non c’è albanense che non abbia avuto morti
in famiglia.
Un amico, con il quale ancora mi incontro e a volte ricordiamo
quei giorni, Damiano Mercanti, perse la moglie
ed un figlio, e ricordo vagava tra le macerie piangendo
disperato.
Tanti si attivarono per aiutare: ricordo ad esempio Augusto
Biondi, che a Roma, con la borsa nera dei camionisti
che dal nord portavano viveri, sfamò tantissime
persone... e poi tanti, tanti altri, religiosi, suore, civili,
antifascisti, partigiani, che rischiarono la vita per salvare
la nostra.