testimonianze

MARIA SBORDONI di Albano
“Andammo da Roma ad Albano, lungo i binari del tram, coperti di erba”
Quel 10 febbraio avevo 19 anni, ed eravamo sfollati nella
Villa Pontificia insieme a tante altre famiglie. Nel
bombardamento di gennaio, ai Carissimi era morta la
sorella di mia madre.
Ricordo che andammo a trovare mia cugina, che abitava
vicino a Piazza Pia. Rimasi molto colpita dall’enorme
voragine che aveva devastato la piazza. I ricordi di
quei giorni si affollano ancora nel mio cervello… ovunque
era pieno di gente, bambini, anziani, c’erano “bagnarole”
per lavarci e lavare i panni, materassi e masserizie
di ogni tipo. La vita era molto dura, e per questo
motivo mio cognato ci aveva portate a Roma, presso un
nostro zio che viveva a San Paolo, e poi ci spostammo a
Piazza Re di Roma. Ma ricominciarono i bombardamenti
americani e con mia madre decidemmo di raggiungere
mio fratello ad Albano. Lui lavorava come
cameriere presso gli americani, nel Convento di Palazzolo.
Partimmo a piedi e il viaggio fu lunghissimo. Non
si vedeva nessuno per strada, ed i binari del trenino Roma-
Castelli, erano ricoperti di erba. Avevamo molta
paura.
Ad Albano non era rimasto nessuno: chi era andato a Roma,
chi sfollato in Umbria… tantissimi albanensi si erano
rifugiati nella Basilica di Santa Croce in Gerusalem-
me, e tra questi anche noi… eravamo appena arrivate,
ricordo, vidi un uomo che indossava la camicia di mio
fratello, lo stupore fu grande e dissi a mia madre: “Guarda,
guarda mamma, quello porta la camicia di Nello”.
Mio padre, Attilio Sbordoni6, in quel tempo trasportava
il vino dei Castelli a Roma… ricordo che prima del
bombardamento di Propaganda Fide la sirena suonava
lugubre come non mai… quella mattina a casa di mia
sorella, la sua gatta era aggrappata ad una tenda, come
se intuisse ciò che stava per succedere… poi, tanto è stato
forte il rumore delle bombe, che
la gatta è letteralmentevolata… ricordo
anche il primo bombardamento di Albano,
a dicembre… e i primi morti… al “Crocifisso”7… i
tedeschi te li ritrovavi ovunque… alla Farmacia allora
c’era la Posta…i tedeschi stavano sempre lì, “sbracati” per terra con
quei mitra… te li ritrovavi ovunque…. Dentro Propaganda
Fide eravamo abbastanza tranquilli, si cercava di sopravvivere e di aiutarci…
poi arrivò quel terribile 10 febbraio… Mio fratello e mio cognato facevano il militare a Napoli,
ma poi scapparono per raggiungerci a Roma… la Polizia veniva sempre a cercarli: “Dove sono Sbordoni Nello
e Tancredi ?” - gridavano minacciosi - “Diteci dove
sono, altrimenti sono guai per voi”.
Ai Carissimi, purtroppo, avevamo già perduto sei nostri
parenti… Noi non dicevamo nulla anche se sapevamo
che Nello e Tancredi si erano rifugiati dentro il grottone,
sotto la Villa Pontificia….
Fu poi la volta di mio padre Attilio… ritornava ad
Albano con il carretto, e portava viveri per Nello
e Tancredi e per noi… arrivò ad Albano proprio mentre
iniziava il bombardamento… fu ferito gravemente,
lo portarono all’Ospedale San Giovanni a Roma,
ma poco dopo morì. Quanti ricordi si affollano
nella mente…quanti... ricordo anche tanta gente
che passava l’intera giornata ad aiutare i feriti ed a recuperare
i morti… tra questi due antifascisti, Severino8 e Passa9 lavoravano
senza sosta esenza paura, con il rischio di essere
trovati dai fascisti ed impiccati. Ad Albano i fascisti
minacciavano i traditori: c’erano i famosi “Nasicchio”10
e Bellagamba11, che non perdonavano nessuno, erano terribili.
Quanti feriti ho visto e quanti morti…tra quelle
2.000 persone sfollate nella Villa Pontificia… come si può
dimenticare… come si può. Quando siamo rientrati ad Albano,
dopo il bombardamento, tutti inveivano contro gli
americani e contro il governo fascista… soprattutto contro
“Nasicchio” e Bellagamba…. Ma la solidarietà tra la
gente fu tantissima….c’era chi approntava povere casse da
morto con il legno recuperato dalle cassette, chi aiutava i
feriti, chi componeva le salme o aiutava i parenti per il triste
compito del riconoscimento… Bianca, un’amica, perse
ben cinque figli… come si può dimenticare…bisognerebbe
farlo provare alla gioventù di oggi… eh sì dovrebbero
provare che cos’è la guerra!
La gente terrorizzata scappava, non capiva cosa stava succedendo,
se la prendeva con gli americani che non avrebbero
dovuto bombardare il territorio Vaticano.
Don Cesare Guerrucci di Albano si prodigò in maniera totale
per aiutarci12, ma attorno c’era l’inferno… “Quanto
durò il bombardamento?”… difficile dirlo, forse un quarto
d’ora ma sembrò lungo un’intera vita… eh sì dovrebbero
ricordare tutti, bene, che follia è la guerra.