testimonianze

Ricordo della famiglia Marcelli di Albano
È arrivata una nuova alba nella lunga serie dei tristi giorni
di guerra.
Quirino e Bianca ricoverati presso la Villa Pontificia di
Castelgandolfo, quella mattina scendono verso la piazza
del paese dove saranno distribuiti i viveri che sono
necessari alla sopravvivenza. La mamma pensa ai suoi
figli; pensa a Marcella, la più grande, ad Armando il
piccolino che appena muove i primi passi. Pensa a Elena,
ad Anna a Franco. Per ognuno di loro ha un palpito,
e ognuno di loro ha bisogno di qualcosa.
Improvviso l’urlo della sirena annuncia una incursione
aerea... Vicina..., troppo vicina. Straziati da un doloroso
presagio, Bianca e Quirino corrono indietro verso la
Villa. Sulla strada i proiettili fischiano intorno a loro
mentre gli aerei sganciano il loro carico di morte. Mente
riesce a fermare la loro corsa affannosa, non la paura,
non la fatica, non la necessità diriparo. Corrono incuranti
di tutto.Vorrebbero volare. Anzi, NO, vorrebbero
fermare il tempo, no, no, vorrebbero farlo tornare
indietro per esser lì, ora, alla Villa, con i figli... Ma il
tempo non si ferma, non lo fa mai. Arrivano infine al
ricovero... Oh se il cielo pietoso li avesse fermati sulla
strada, mille volte a loro la morte, a loro, non ai figli,
cinque figli, cinque fiori, cinque vite spezzate. Senza un
segno, senza una ferita, sembra quasi che stiano dormendo.
Come estremo atto d’amore il padre, falegname,
appronta per loro le piccole bare, lui con la forza
della disperazione, lui per non lasciare quei corpicini
alla fredda ombra della fossa. La madre avrà raccolto i
loro bei capelli ?. .. avrà lavato gli amati volti con il suo
pianto ?...
“di dolore non si muore ..”
Da quel giorno il loro cuore si è incrinato. La ferita non
si è mai rimarginata. Ma la vita continua e per continuare
a vivere hanno avuto la forza di mettere al mondo
ancora un Franco, ancora un Armando.
“di dolore non si muore ..”
Questo mi ha detto mia suocera al nostro primo incontro.
Con un solo abbraccio e quasi senza parole mi ha
raccontato tutta una vita di dolore e di attesa.
L’attesa di riabbracciare i suoi cinque splendidi angeli.
Che lo strazio del loro cuore non debba più rinnovarsi.
Che nessun fiore germogli se poi dovrà ornare una tomba.
Che la memoria dei nostri angeli fermi chiunque voglia
ancora armare l'uomo contro l'uomo.
Caterina Gatta in Marcelli.