testimonianze

MARIA DURANTE di Albano
“Il 28 gennaio i tedeschi diedero l’ordine di sfollamento”
Avevo 13 anni quando successe, quel terribile bombardamento
del 10 febbraio 1944.
Albano era già stata bombardata diverse volte e così tutti
i Castelli Romani. Il 28 gennaio i tedeschi diedero
l’ordine di evacuare tutte le abitazioni. Insieme a tante
altre famiglie di sfollati fummo accolti nella Villa Pontificia.
Ce ne andammo in fretta, portando con noi le
poche cose che potevamo, con i fagotti sulla testa e quel
poco che si poteva prendere sotto il braccio, pochi straccetti.
Poi alcuni, e tra questi anche noi con la nostra famiglia,
grazie ai camion messi a disposizione dal Vaticano,
ce ne andammo a Roma, dove per gli ebrei era
forse più sicuro nascondersi.
La gente se la prendeva continuamente chi con gli
angloamericani, chi con i fascisti… ancora mi viene la
pelle d’oca a nominarli.
Quando successero i fatti di Via Rasella, un mio zio,
Cesare13, fu mandato al Carcere di Regina Coeli, il
padre di Carlo a Via Tasso14. Noi non vedevamo l’ora
che arrivassero gli americani per liberarci dai tedeschi e
dai fascisti. Mio padre aveva dato alloggio a molti ebrei,
22 ne nascose. Quando è uscito il Film “Schindler List”,
il Rabbino capo di Roma disse che si doveva dare una
testimonianza onoraria agli ebrei che si erano adoperati
per salvare e nascondere altri ebrei. Il Rabbino ci
telefonò, cercava mio padre e mia madre, ma loro erano
già morti. Andai io a ricevere quella targa onoraria.
Fu veramente molto commovente.
Qui ad Albano, sotto la Chiesa della Rotonda, da
“Righetta” la chiamavano così - ora c’è una torrefazione
- c’era una signora che raccoglieva gli stracci e il rame,
per poi rivenderli15. Davanti a lei c’era una latteria
e d’estate mia madre sopra la latteria affittava una stanza.
Il 16 ottobre moltissimi ebrei scapparono da Roma,
molti verso i Castelli, ed alcuni vennero dai miei genitori,
ospitati in quella stanza: prima 6 poi 8, fino a 22.
In paese dicevano che noi speculavamo su di loro, facendo
pagare un affitto, ma giuro che sono vere menzogne:
mio padre ha solo dato e non ha mai voluto un
centesimo di affitto. Molti di loro li abbiamo portati
anche da Lino Pollino16, che ci fece fare anche le carte
d’identità false, cambiando il cognome, da Di Segni a
Degni. Alcuni, dopo lo sfollamento del 28 gennaio,
vennero con noi a Roma.
Mio padre, Cesare Durante, fece tantissimo per loro rischiando
sempre la vita.
I tedeschi e i fascisti ci terrorizzavano. Venivano quasi
tutte le sere, bussando con i pedi alla nostra porta, come
tremavamo!
Una sera a casa dei miei nonni17 venne il Maresciallo.
Noi lo chiamavamo “Pantera” per la sua ferocia, per le
torture e le cattiverie che faceva durante gli interrogatori18;
veniva, come molte altre volte in passato, per
prendere i miei zii.
“Ma che cosa ti hanno fatto i miei figli?”, gli disse mio
nonno, quasi piangendo e inginocchiandosi davanti a lui.
“Senti Nino - gli rispose il Maresciallo - ho avuto l’ordine
di venirli a prendere, ma domani mattina, alle sei,
te li riporto a casa”.
Quella notte, miracolosamente, ai miei zii non diedero
né la purga né le botte!
Il giorno del bombardamento di Propaganda Fide lo ricordo
ancora bene: io e mia madre eravamo insieme a
tanti altri, al cancello della Chiesa di Propaganda Fide,
per prendere con la tessera, un poco di “ceci infranti” da
cucinare. Sentimmo arrivare i bombardieri e, dal rumore
sordo che facevano, capimmo che erano carichi di
bombe da sganciare. Tutt’attorno si sentì un grido: “Eccoli...
eccoli” e poi tutto accadde in un attimo… non si
capiva più niente. “Mettiti il fazzoletto sulla bocca, non
respirare”, mi gridava mia madre… poi, quando luce fu
fatta, lo spettacolo era terribile...
C’era addirittura il corpo di una donna, che per la violenza
dell’esplosione era saltata in aria ed era rimasta
appesa, senza vita, ad un trave del camerone che ci ospitava.
Sono immagini che non si possono dimenticare… ma
noi ci aiutammo tutti, insieme… il popolo reagì con
molta solidarietà… anche quando ci fu l’Armistizio, l’8
settembre, gli ospedali a Roma erano stracolmi di feriti e
senza più neppure le garze… la gente portava lenzuola, vestiti
e quanto poteva essere utilizzato per i malati…
Ma tutto ciò non deve più succedere.. per me il ricordo
è stampato nella memoria: ancora adesso quando vedo
una svastica un brivido gelido mi percorre la schiena.
No, non deve più accadere!